venerdì 5 giugno 2009

Tra le onde di Mountain View


Più che un'onda, sembra un vortice: sono queste le prime impressioni raccolte in seguito all'annuncio di Google Wave, il nuovo camaleontico servizio sviluppato per BigG dall'equipe australiana già impiegata nella realizzazione di Maps, il servizio di mappe digitali offerto dal web. Darne una descrizione ben definita appare una sfida non semplice, dal momento che il nuovo servizio ha un'ambizione sfacciatamente provocatoria, ovvero rivoluzionare il modo di comunicare, centrifugando in un unico contenitore email, messaggistica istantanea, social network e intelligenza collaborativa.

Per comprendere le molteplici sfaccettature nascoste dietro a Wave, progetto annunciato dai fratelli Rasmussen durante il Google I/O tenutosi di recente, è utile ricordare l'evoluzione che ha subito negli ultimi tempi Gmail, arricchitosi tra l'altro di un instant messager che permette di effettuare anche videoconferenze ed interagire con i vari strumenti messi a disposizione dagli utenti. Wave può essere considerato come il contenitore definitivo, una piattaforma web based accessibile dal browser che promette di unire sotto un unico tetto i vari servizi, permettendo di scambiare email, link, mappe, documenti e di creare gruppi di discussione. "In Google Wave puoi creare un wave ed aggiungere i tuoi contatti, permettendo loro di replicare, modificare, aggiungere testo, foto, gadget o addirittura feed da altre fonti esterne" si legge sul blog ufficiale di Google.

A livello pratico si presenta come una sorta di desktop condiviso che fa della comunicazione in real time il suo cavallo di battaglia. L'intero sistema è basato su codice open source, che permetterà agli sviluppatori di realizzare nuovi elementi da integrare sulla pagina dedicata al servizio. Complesso e funzionale, inoltre, il servizio in cui è distribuito il flusso di eventi, che si dividono in wave, wavelet, blip e documenti. Questi elementi sono mutevoli, trasformabili dall'utente e generalmente fanno riferimento a thread della conversazione, che possono essere archiviati, condivisi, modificati da uno o più utenti. Molto interessante, inoltre, la possibilità di inserire gadget, così come avviene ad esempio su iGoogle e, soprattutto, i robot, entità autosufficienti in grado di partecipare alle conversazioni fornendo in maniera automatica informazioni e riferimenti.

Wave può vantarsi di avere un lato social che sembra essere la sintesi di quanto disponibile in rete al momento, grazie all'attitudine nel seguire il flusso di eventi e di conversazioni già fulcro di piattaforme social come Twitter e Facebook, senza dimenticare Friendfeed. Nonostante si tratti di un prodotto destinato all'utilizzo consumer, non va comunque trascurato il lato prettamente dedicato alla condivisione di documenti utili in ambito lavorativo, che può risultare appetibile anche ad un pubblico più ampio di utenti. Per il momento, però, l'intera applicazione rimane un concept, che dovrebbe essere reso disponibile agli utenti sul finire del 2009.

In attesa del rilascio pubblico, BigG ha già iniziato a fornire agli sviluppatori le API necessarie a sviluppare componenti aggiuntivi al servizio o addirittura versioni di Wave in grado di girare anche su server alternativi a quelli di Google. Va comunque detto che l'hype intorno alla nuova creatura di BigG e alle sue ambizioni è elevato ma, nonostante ciò, c'è comunque chi predica prudenza e non sembra essere entusiasmato più di tanto da quello che definisce come l'ennesimo mashup di applicazioni che di innovativo hanno ben poco.

E a breve sarà rilasciata anche la versione per iPhone...

mercoledì 22 aprile 2009

VisiCalc, la “killer application” per Apple II


L’apple II, come gli altri personal computer dell’epoca, era considerato un giocattolo per hobbisti e in pochi pensavano che potesse essere utilizzato per far girare applicazioni “serie” in ambito business.

Nuovi orizzonti si aprirono il 12 Maggio 1979, quando al West Coast Computer Faire di San Francisco fu presentato Visicalc, il primo foglio elettronico della storia.

Visical (che sta per “Visual Calculator”) fu concepito dal giovane Dan Bricklin mentre osservava un suo professore alla Harvard Business School che stava scrivendo alla lavagna un modello finanziario: ogni volta che veniva cambiato un parametro, il professore era costretto ad una noiosa cancellazione e riscrittura dei risultati che ne scaturivano. Bricklin intuì che quella serie di operazioni potevano essere svolte in modo conveniente con l’uso di un PC.

Lo sviluppo del foglio di calcolo elettronico iniziò nell’estate del 78 su un Apple II con l’aiuto di Bob Frankston che aveva una buona esperienza nella programmazione della CPU MOS Technology 6502.

Nelle prime sperimentazioni si era addirittura pensato di usare il joystick, al posto della frecce della tastiera, per muoversi nella matrice a schermo, ma questa scelta non si rivelò usabile e fu scartata.

Dan Bricklin e Bob Frankston fondarono la Software Arts e distribuirono il loro programma attraverso la Personal Software, in seguito rinominata VisiCorp.

VisiCalc fu la “killer application” che fece scattare il mercato del software per i personal computer; ne furono vendute in totale più di 700.000 copie.

Dopo la versione originale per Apple II, VisiCalc fu convertito per gli Atari 8-bit, il Commodore PET, il TRS-80 e il PC IBM.

Per Bricklin, però, fu impossibile brevettare la sua idea di “foglio di calcolo elettronico”, secondo la legge americana non si poteva brevettare un software, al massimo si potevano avere i diritti sul copyright vietandone la copia.

In breve tempo aziende concorrenti e con maggiori mezzi finanziari iniziarono a sfornare cloni di VisiCalc, come SuperCalc (1980), Microsoft MultiPlan (1982) e Lotus 1-2-3 (1983), sfruttandone l’idea originale e inserendo tutte le migliorie che gli utenti man mano suggerivano.

La Software Arts fu acquisita da Lotus nel 1985.